PER I LAVORATORI  IN MOBILITA’

 

Un gruppo di lavoratori in mobilità, provenienti da varie aziende (in maggioranza Syndial-già Enichem e Alenia Spazio), ha costituito un comitato, denominato “Comitato 1° maggio”, per affrontare la realtà dei lavoratori in mobilità e dei precari e anche per avviare a soluzione alcune problematiche della mobilità, derivanti da carenze legislative e da carenze gestionali dell’INPS, oltreché per migliorare le agevolazioni sociali, in parte esistenti, relativamente a tasse, tariffe e servizi pubblici.

Il problema della mobilità riguarda, a livello nazionale, migliaia di lavoratori in condizione di mobilità lunga (accompagno alla pensione) e di mobilità ordinaria.

 

Problematiche derivanti dall’applicazione di leggi in vigore

o       Riduzione dell’importo dell’indennità di mobilità: l’importo dell’indennità di mobilità (art. 7 legge 223/91) per i primi dodici mesi è pari al cento per cento del trattamento CIGS, dal tredicesimo mese in poi è ridotto all’ottanta per cento del trattamento CIGS.

 

o       Adeguamento all’indice ISTAT: l’importo dell'indennità di mobilità percepito dal lavoratore è calcolato con riferimento al valore dell’indennità CIGS in vigore nell’anno solare in cui il lavoratore accede alla mobilità. Tale importo dopo 12 mesi viene ridotto all’80% e poi resta fisso per tutti gli anni di permanenza in mobilità (che nel caso della mobilità lunga può voler dire fino a 10 anni), quindi senza adeguamenti annuali all’indice ISTAT. Il meccanismo di adeguamento, previsto inizialmente dal legislatore, non è più operante a seguito dell'abolizione dell'indennità di contingenza cui si faceva riferimento ai sensi dell'art. 7 comma 3 della legge 223/1991. In passato sono state fatte interpellanze parlamentari e ricorsi giudiziari con esiti fino ad ora negativi.

 

o       Settimana di carenza: la csd. “settimana di carenza” posta all’inizio del periodo di mobilità, settimana nella quale non viene erogata l'indennità di mobilità né i contributi figurativi. Tale problema non viene evidenziato al momento della risoluzione del rapporto di lavoro né dalle aziende, né dai sindacati, né dall’INPS. In alcuni casi questa settimana di mancato versamento contributivo fa slittare la finestra di pensionamento con notevoli perdite dal punto di vista economico (3 mesi di indennità di mobilità vs. 3 mesi di pensione piena), e impatta anche se in misura minima sul calcolo definitivo della pensione. Ci sarebbe anche la possibilità di coprire la settimana di carenza con versamenti volontari (qualora il lavoratore ne fosse informato), ma ciò è possibile solo entro il periodo di sei mesi dalla data del licenziamento. Per quanto riguarda la settimana di carenza l'INPS si regola in base a quanto disposto dall'art. 73, 2° e 3° comma, del Regio Decreto Legge n. 1827 del 1935, in quanto applicabile ai sensi dell'art. 7 comma 12, della legge 223/1991.

 

Problematiche derivanti dalla gestione INPS:

 

 

 

 

Proposte e richieste

Pertanto occorre, oltre ad una gestione INPS più attenta alle esigenze dei lavoratori e dei cittadini, una riforma, anche progressiva, delle normative (che potrebbero rientrare in una riforma degli ammortizzatori sociali) al fine di reintrodurre l’adeguamento annuale all’indice ISTAT, abolire la riduzione dell’importo iniziale dell’indennità di mobilità che interviene dopo i primi 12 mesi, nonché eliminare la “settimana di carenza”. Queste nuove norme potrebbero far parte di una riforma complessiva che comprenda anche l’elevazione dell’indennità di disoccupazione per i lavoratori rimasti senza lavoro e senza diritto alcuno a percepire un’indennità di CIG o di mobilità, anche al fine di estendere a tutti il diritto ad un sostegno alla disoccupazione e al non-lavoro (reddito di cittadinanza) improntato a principi di equità, solidarietà e giustizia sociale.

 

Inoltre, riprendendo quanto in precedenza richiamato, si potrebbe avviare la soluzione di alcune delle problematiche evidenziate a  partire dalla Finanziaria 2007, inserendo due "emendamenti" importantissimi per i lavoratori in mobilità e con uno scarsissimo impatto economico/finanziario sulle casse dello Stato:

 

A)    al primo punto chiediamo che i lavoratori in mobilità (come i lavoratori in CIG) fruiscano della rivalutazione annuale dell'80% dell'indice ISTAT dell'indennità di mobilità (posta una inflazione del 2% su un importo di mobilità fra 500 e 770 euro mensili, vuol dire l'80% di 10 - 15 euro) l'impatto finanziario per la collettività è veramente bassissimo mentre per noi è molto importante.

 

La rivalutazione non avviene per un "cavillo" in quanto l'art. 7 comma 3 della legge 223/91 prevede la rivalutazione "in misura pari all'indennità di contingenza dei lavoratori dipendenti". Visto che la predetta "indennità di contingenza" è stata abolita, per avere la rivalutazione dell'indennità di mobilità occorrerebbe modificare l'articolo di legge inserendo la dizione "nella misura dell'80% dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo", rivalutazione che viene applicata a tutti gli altri analoghi istituti in essere.

 

B)    il secondo punto è la richiesta di copertura contributiva figurativa della "settimana di carenza", per cui l'INPS in applicazione del Regio Decreto Legge n. 1827 del 1935 (sono passati solo 71 anni) non copre i contributi e non eroga l'indennità per la prima settimana successiva alla collocazione del lavoratore in mobilità (qui il costo, essendo contributi figurativi di una settimana, è risibile).

 

Chiediamo a quanti tra i rappresentati delle forze politiche, gruppi parlamentari, esponenti di governo, singoli parlamentari, ritengano le nostre richieste ed osservazioni degne di una qualche attenzione, di voler recepire nelle sedi dovute queste nostre richieste.

 

                                                                                          Il Comitato 1° Maggio