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Chiude l’ultima grande industria di Roma

La Totalerg ha deciso di chiudere la raffinazione alla Raffineria di Roma a Malagrotta, trasformandola in polo logistico.

Chiude così una delle industrie storiche di Roma e la più grande.

Nata nel 1927 come ABCD (asfalti, bitumi,catrami e derivati), nel sito di via Quirino Majorana, di proprietà dei conti Miani che fecero fortuna vendendo l’asfalto per costruire le strade militari in Etiopia.

L’ABCD divenne poi, nel 1946, Permolio, cominciando la prima vera e propria raffinazione.

Nel 1951 l’industria si fuse con i belgi della Fina cambiando nome in Purfina.

Nel 1964 la raffineria si trasferì nella nuova sede di Malagrotta, cambiando il nome in Raffineria di Roma.

I lavoratori della Raffineria di Roma furono protagonisti nel 1972 di uno dei più duri scioperi della storia sindacale non solo romana, ma italiana, con una serrata dell’azienda di risposta a uno sciopero dei lavoratori, serrata durata ben 28 giorni e terminata con la vittoria dei lavoratori.

La crisi economica mondiale ha stroncato l’industria petrolifera europea, anche per la mancanza assoluta di politica energetica e strategica: il liberismo è talmente miope che si distrugge da solo.

Con la chiusura della raffinazione, l’intenzione della Totalerg è quella di ridurre il personale, adesso di 260 lavoratori a ruolo paga e circa 100 di ditte terzi, a soli 70 lavoratori.

L’Italia (e l’Europa), sta diventando solo un paese consumatore e che non produce ricchezza, aprendosi a un futuro oscuro, un deserto economico ma anche sociale, nella cecità e nella passività della sua classe dirigente.

Per i lavoratori della Raffineria di Roma si apre invece il tunnel delle ristrutturazioni e delle mobilità in un quadro politico e normativo incerto e involutivo.

Per l’area di Malagrotta si apre invece la possibilità di operazioni spericolate, basti pensare che si libera la possibilità di alternative emissioni inquinanti: la discarica di Cerrone ed il suo inutile inceneritore costruito sotto la presidenza Storace e Marrazzo è proprio accanto alla Raffineria che ora chiude.

La modifica dell’articolo 18, che permetterà il licenziamento per ragioni economiche, ben si inquadra in questa deindustrializzazione, modifica evidentemente voluta per favorire questi processi.

Il governo Monti afferma che alla fine dell’anno l’Italia, grazie alle politiche monetarie, tornerà a crescere.

Questa però sembra più una favoletta per mantenere buoni gli italiani, quando è vero invece il pericolo che a settembre, dopo la chiusura estiva per le ferie, saranno tantissime le aziende che non riapriranno.

Il vero tracollo economico italiano è possibile si realizzi in autunno, tra la insipienza del quadro politico e le promesse calmieranti di quello che era stato il partito di opposizione, il PD, divenuto complice ed artefice di questa grave situazione.

 

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